L’ex Circolo artistico politecnico riordina la collezione di 600 opere e presenta il nuovo percorso di visita
Le opere più straordinarie hanno volti femminili: una ragazza ritratta con i pastelli da Giuseppe de Sanctis, «Miriam» scolpita nel marmo da Francesco Jerace, una figura in rosa di Eugenio Viti. E il «Giglio» di Carlo Farneti, che si schiude in un gioco di sguardi: bassi, enigmatici, maliziosi.
I dipinti sono esposti nel Musap, il museo creato sulla gloriosa storia del Circolo artistico politecnico. «È il racconto raffinato di Napoli dal 1888, lungo 135 anni», dice con orgoglio il presidente Adriano Gaito, già al timone del Circolo, il primo aperto anche all’iscrizione delle donne (vi aderì subito Matilde Serao), per necessità diventato fondazione. Venti ex soci nel 2023 sono testimoni di quell’esperienza, custodi di un mondo di ricordi: «Del buon gusto, dell’intellettualità, dell’intelligenza che hanno caratterizzato questo luogo», prosegue l’88enne Gaito, mostrando le sale ristrutturate. Tutte colorate con tinte forti, dal verde al rosa, per evitare il senso di vuoto tra parenti e soffitto, per segnare uno stacco tra epoche diverse, e con una disposizione dei quadri a volte asimmetrica studiata per dare risalto a dipinti e sculture, 600 nella collezione appena riordinata (solo una selezione, per scelta, è in esposizione). Il nuovo percorso di visita si deve al direttore del Musap Diego Esposito, docente di Storia dell’arte all’Accademia, affiancato da Gaito, Sergio Sciarelli (presidente del comitato scientifico), Paola D’Alconzo, Lucio Turchetta. E raccoglie artisti del calibro di Vincenzo Gemito, Domenico Morelli, Vincenzo Caprile, Edoardo Dalbono, Luigi de Luca, Giuseppe Renda.
«Ma la vera forza è il nucleo di opere databile tra il 1900 e il 1950 che, per numero, qualità e molteplicità di linguaggio, rappresenta un unicum in Campania», rimarca Esposito. Non solo. La sala Comencini è emblema del Liberty in città: vista mare, curata nei dettagli, con le sovrapporte decorate da sette pittori, è pronta a riospitare iniziative, dai convegni agli spot: poco prima della pandemia qui è stata già girata la pubblicità di un profumo di Dior. «I contributi non sono sufficienti, serve un adeguato e costante finanziamento. E l’intero edificio in piazza Trieste e Trento va riqualificato: alcune sale (tra cui quella dedicata alla Serao) sono parzialmente chiuse per infiltrazioni d’acqua», insiste Gaito. Anche se il carattere gioioso dell’ultimo piano di Palazzo Zapata resta intatto: si intuisce dagli stessi arredi e opere.
Gli orologi Hausmann & Co. sincronizzati nell’ora di Juneau in Alaska o Adelaide in Australia. Le maschere in cartapesta preparate per il Carnevale di Nizza del 1931 (immortalato pure in una foto d’epoca). E, nella «farmacia», pensata quale luogo per la «mormorazione», trovano posto scanzonate scene e caricature dei soci tratteggiate da De Sanctis.
Singolare è la tela di Paolo Emilio Passaro, che ritrae «I commensali» nell’ambiente dove è oggi collocata: un gruppo di soci del circolo, burlescamente raffigurati in abiti cardinalizi, che brindano per la riconciliazione dopo un finto litigio. Al banchetto Paolo de Notaristefani, giudice di fama e «governatore della Repubblica della forchetta». Spiega Esposito: «L’olio su tela è stato utile per riposizionare gli altri quadri». Uno, purtroppo, manca perché tra i 30 rubati nel 2004. Ma il museo custodisce anche tanto altro. L’archivio è riconosciuto di interesse storico, poi c’è una biblioteca con 6.000 volumi. E la fototeca con 4.500 immagini, quasi tutte autografate, ospita la galleria di personaggi: Caruso, Murolo, Di Giacomo, Russo, Viviani, de Filippo. Oltre a soci illustri come gli ex presidenti della Repubblica Enrico De Nicola, Giovanni Leone e Giorgio Napolitano. Tutto è spiegato nel catalogo Riscopri Napoli, stampato nel 2022 e in distribuzione lunedì 27 febbraio, alle 18, alla cerimonia di inaugurazione: attesi il presidente della giunta regionale Vincenzo de Luca (Palazzo Santa Lucia è proprietaria dei 1600 metri quadrati del museo artistico politecnico) e il sindaco Gaetano Manfredi. Madrina: Maria Grazia Leonetti di Santo Janni, suo nonno, Giuseppe Caravita d Sirignano, fu il primo presidente dell’associazione
Articolo di Maria Pirro pubblicato su “Il Mattino” il 27.02.2023